martedì 19 giugno 2012

5 luglio 2012 incontro tra l'avorio e il rosa in una serata di mezza estate









in biblioteca a Mocasina in via San Rocco 22

I libridinosi  hanno preso in esame due percorsi tra Arte e Cinema

Per il ciclo Libro-film si è discusso amabilmente del libro "Il Nome della  Rosa" di Umberto Eco.

Per il ciclo Libro-arte si è discusso del libro "un'eredità di Avorio e Ambra" di Edmond de Waal.

è seguito un breve Rinfresco Autopromosso dai partecipanti

recensione

Un'eredità di avorio e ambra,

Un libro davvero interessante, All'inizio hai la sensazione che ti stancherai subito delle vicissitudini di quella collezione di netsuke giapponesi, di cui poco t'importa e che l'autore continua a farti passare sotto il naso, per giunta perdendosi nei rivoli di dettagli descrittivi assolutamente irritanti...( vedi le tartarughe che si arrampicano su un tronco o la lepre dagli occhi d'ambra o l'uomo abbarbicato su una zucca da vino).


Perché mai dovrebbero interessare questo libro un mondo cosi lontano da noi, Invece la storia si allarga, il discorso inizia ad abbracciare un'intera generazione e, attraverso questi oggettini migranti da un membro della famiglia all'altro, ripercorri le vicissitudini dell'Europa, dalla fine Ottocento ai tempi nostri.
Il tutto con una prosa elegante, scorrevole, che non ti stanca mai! Davvero una piacevole sorpresa questo libro, dunque un libro che abbraccia il filone del  romanzo storico e libro arte.

recensione

Il nome della rosa è il primo romanzo scritto da Umberto Eco, edito per la prima volta nel 1980. Dopo aver scritto moltissimi saggi, Eco decide di scrivere il suo primo romanzo, dopo alcuni anni di meticolosa preparazione, cimentandosi in un genere abbastanza difficile come il giallo, in particolare con il sottogenere deduttivo.

L’opera è ambientata nel medioevo e viene presentata come il manoscritto di un anziano monaco che ha trascritto un’avventura vissuta da novizio, molti decenni addietro, in compagnia del suo maestro presso un monastero benedettino dell’Italia settentrionale.La narrazione, suddivisa in sette giornate, scandite dai ritmi della vita monastica, vede protagonisti Guglielmo da Baskerville, frate francescano, e il novizio benedettino Adso da Melk, il narratore della storia.


Trama: Guglielmo e Adso si recano ad un monastero benedettino di regola cluniacense posto tra i monti dell’Italia settentrionale e, dal momento che nelle giornate senza foschia è visibile il mare, presumibilmente anche vicino alla costa. Questo monastero sarà sede di un delicato convegno che vedrà protagonisti i Francescani, sostenitori delle tesi pauperistiche e alleati dell’Imperatore, e i loro nemici della curia papale insediata a quei tempi ad Avignone. I due monaci (Guglielmo è francescano e inquisitore “pentito”, il suo discepolo Adso è un novizio benedettino) si stanno recando in questo luogo lontano chiamati dall’abate, preoccupato che alcuni fatti misteriosi e, soprattutto, l’improvvisa e inspiegabile morte di un confratello possano far saltare i lavori del congresso e far ricadere la colpa su di lui.Nonostante la quasi totale libertà di movimento concessa all’ex-inquisitore, altre morti si susseguono e 

sembrano tutte ruotare attorno alla biblioteca, vanto e onore del monastero, e ad un misterioso manoscritto. La situazione è complicata dall’imminente convegno e dalla scoperta, fatta dall’inquisitore Bernardo Gui, di due eretici della setta dei Dolciniani profughi presso l’Ordine dei Benedettini (il cellario e il suo aiutante semianalfabeta): così, in un’atmosfera inquietante, tra discorsi sulle donne, oggetto della perdizione del mondo, e sull’eresia, così antichi e al tempo stesso così moderni e attuali, Guglielmo e Adso si avvicinano sempre più alla verità, fino a scoprire il misterioso manoscritto (il secondo perduto libro della Poetica di Aristotele, che tratta della commedia, e dunque del riso e dello scherzo) per cui così tanti monaci sono morti e il misterioso assassino che così bene ha colpito nel monastero.

Alla fine, scoperta ogni cosa, i due protagonisti si allontanano, mentre la biblioteca brucia nell’incendio verificatosi nella confusione: Jorge tenta di mangiarsi le pagine del manoscritto e poi fugge, alché un lumino caduto fa prendere fuoco ai libri. Jorge è quindi lucidissimo nel suo proposito di salvare l’umanità dalla pericolosa riscoperta del libro di Aristotele. In tema di citazioni e ammiccamenti più o meno nascosti (di cui il romanzo è disseminato dall’inizio alla fine) è abbastanza palese che tanto il nome di questo personaggio (Jorge da Burgos), quanto il trinomio cecità/biblioteca/labirinto a lui collegato, costituiscano un’allusione nemmeno troppo velata allo scrittore argentino Jorge Luis Borges.

Una curiosità legata al titolo del romanzo, è (parzialmente) svelata alla fine del libro, dove l’ormai vecchio narratore Adso da Melk conclude il suo racconto con un’espressione latina :”Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus” (la rosa primigenia esiste in quanto nome, possediamo i semplici nomi). Si tratta di un messaggio che porta a riflettere affinché non si presuma di essere depositari di verità assolute, in quanto queste saranno sempre contestabili, se non addirittura risibili.


giovedì 14 giugno 2012

Ecco il nuovo video di Alan Zamboni

I lIBRIDINOSI PROPONGONO

http://albyok.altervista.org/pensoscrivo/archivio/

Leggere, leggere, leggere! | Pensoscrivo
albyok.altervista.org
Uno contro tutti, tutti contro uno

http://www.socialpromoter.wordpress.com/ Blog di Giorgio Viola

http://www.stargiedress.blogspot.it/ Blog della nostra bibliotecaria Elisa Giangrossi

http://www.associazioneargentovivo.blogspot.it/
Blog dell'associazione di Volontariato Argento Vivo di Calvagese della Riviera.

http://www.comune.calvagesedellariviera.bs.it/ sito comunale

http://www.fondazionegpiccini.org/ Fondazione per i diritti dell'uomo di Terzago referente Nello Martello.

http://www.polcalvagese.it/ Polisportiva Calvagese