venerdì 9 novembre 2012

Recensioni Novembre 2012





Un romanzo sulla vita di Mathilde Kschessinska, una delle più famose ballerine dei Teatri imperiali russi. Famosa forse più per le sue frequentazioni che per le sue doti artistiche. È stata, infatti, l'amante di due granduchi e dello zar in persona. L'ultimo zar, Nicola II. Un libro con molti difetti e pochi pregi. Un po' come la sua protagonista.

Kschessinska - giunta alla veneranda età di novantanove anni, esiliata a Parigi e ridotta in povertà - racconta in prima persona, rivolgendosi direttamente al lettore, la sua esistenza vissuta tra lussi e splendori. Un'attenzione particolare è rivolta alla sua tresca amorosa con lo zar Nicola II. O forse è il caso di dire che l'intero racconto-confessione ruota attorno a questa relazione.

L'immagine della ballerina che ne viene fuori non è delle migliori, anzi, direi che è pessima. Kschessinska è una donna avida, assetata di potere, opportunista, materialista. Una capricciosa arrampicatrice sociale la cui spietata ambizione la porta a non guardare in faccia a nessuno, se non addirittura ad arrecare danno a chiunque osi ostacolare i suoi piani. Seppur non chiarisca la reale natura dei suoi sentimenti per Nicola II - Niki, come lo chiama lei - è facile intuire che essi sono tutti per la figura potente dell'imperatore e autocrate di tutte le Russie, piuttosto che per l'uomo Nicola. Mathilde punta al trono, a diventare zarina, un obiettivo che ovviamente non raggiungerà mai, ma appena avrà l'occasione di accarezzare la corona, non ci penserà due volte a vendere suo figlio Vova.

Intollerabile è l'immagine che delinea delle ballerine classiche del suo tempo: un vivaio di sgualdrine alla mercé di alti ufficiali e aristocratici vogliosi. Uno schiaffo alle qualità artistiche di molte rispettabili danzatrici russe fiorite in quell'epoca. La danza stessa è posta in secondo piano. Kschessinska parla poco della sua attività sulle tavole dei teatri. Sembra quasi che danzare sia per lei un passatempo (o peggio un mezzo per avvicinarsi alla corte zarista), anziché un lavoro svolto con grande passione. È un vero peccato che non abbia speso qualche parola in più in proposito, giacché è entrata in contatto con uomini del calibro di Ciajkovskij e Petipa che, in quello stesso periodo e in quegli stessi luoghi, si stavano dando da fare per consegnare all'eternità i più alti capolavori dell'arte tersicorea. Molte, forse troppe, parole sono invece state spese nella seconda parte del libro per descrivere vicende storiche che Mathilde, suo malgrado, si è ritrovata a vivere in prima persona: la rivoluzione d'Ottobre, l'abdicazione dello zar, lo sterminio dei Romanov. Se da una parte queste pagine risultano interessanti e istruttive, dall'altra si staccano dal contesto principale e danno al lettore l'impressione di avere fra le mani non una biografia romanzata, ma un manualetto di storia.

Piacevoli sono invece le descrizioni dei fasti della corte zarista e delle bellezze di città come San Pietroburgo. Degno di nota è il nutrito elenco di fonti cui l'autrice, Adrienne Sharp, ha attinto per creare questo romanzo biografico. Tra le righe del racconto si annida anche un'incisiva critica ai metodi discutibili con cui i rivoluzionari portavano avanti le loro battaglie e all'incoerenza di personaggi come Lenin e Stalin che, una volta giunti al potere, agivano in contrasto con le ideologie cui si rifacevano.

La scrittura di Adrienne Sharp è scorrevole e alla portata di tutti, ma la Mathilde Kschessinska che ci presenta non si guadagna certo le simpatie dei lettori. Quando alla fine del racconto le parole di Mathilde sembrano voler suscitare pietà e compassione per i suoi errori, sarà lei stessa a impedire che ciò avvenga dicendo"non compatitemi. Ho avuto una vita meravigliosa." Tant pis.
VOTO: 3/5

Adrienne Sharp ha studiato danza all’Harkness Ballet di New York. Insegna presso il Centro delle Arti Creative dell’Università della Virginia e vive in California con il marito e i due figli. Tra le sue opere si segnalano White SwanBlack Swan e Sleeping Beauty.

Recensione del libro "Uomini Che Odiano le Donne"

La trama e le recensioni di Uomini che odiano le donne, romanzo di Stieg Larsson edito da Marsilio. Sono passati molti anni da quando Harriet, nipote prediletta del potente industriale Henrik Vanger, è scomparsa senza lasciare traccia. Da allora, ogni anno l'invio di un dono anonimo riapre la vicenda, un rito che si ripete puntuale e risveglia l'inquietudine di un enigma mai risolto. Ormai molto vecchio, Henrik Vanger decide di tentare per l'ultima volta di fare luce sul mistero che ha segnato tutta la sua vita. L'incarico di cercare la verità è affidato a Mikael Blomkvist: quarantenne di gran fascino, Blomkvist è il giornalista di successo che guida la rivista "Millennium", specializzata in reportage di denuncia sulla corruzione e gli affari loschi del mondo imprenditoriale. Sulle coste del Mar Baltico, con l'aiuto di Lisbeth Salander, giovane e abilissima hacker, indimenticabile protagonista femminile al suo fianco ribelle e inquieta, Blomkvist indaga a fondo la storia della famiglia Vanger. E più scava, più le scoperte sono spaventose.

Accolto al suo esordio come una rivelazione, Stieg Larsson ha scritto un thriller che emoziona e insieme un romanzo che, al di là dell'indagine serrata e dei colpi di scena, contiene un messaggio sul nostro tempo. Un giallo che all'azione e al dramma combina una storia molto umana e tragicamente moderna.